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Riecheggi il mare
a frangere i disperati contorni
delle pareti
dove la solitudine ristagna
in figure immobili.
Si apra il trasalire delle onde
per il nostro viaggio,
noi fatti e vela e remo.
Sono un incastrato fossile
senza il ritorno delle tue mani,
una secca conchiglia
riempita di pietra
e non risuona al vento
se tu dentro taci
l’avventura delle parole.
Tu sola hai parole
nell’esperta voce
delle risacche mutevoli
che fanno canto le terre
a ogni nuova aurora.

Gian Giacomo Menon nacque nel 1910 a Medea (Gorizia), allora territorio austriaco. Dal 1937 all’anno della morte (2000) ha vissuto e insegnato a Udine.
Pensiero individualista, solipsista, pragmatista, sostenitore della isostenia dei logoi, definiva così i suoi «segnali di vita»: casualità, nudità, paura.

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