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Presentato a Udine il nuovo libro di poesie di Menon

13 ottobre 2018

Il terzo, nuovo libro di Gian Giacomo Menon geologia di silenzi e altre poesie (Anterem, Verona 2018, pp. 168, s.i.p.) è stato presentato mercoledì 10 ottobre 2018 in una affollata Sala Corgnali della biblioteca civica Vincenzo Joppi di Udine (nelle foto). Ne hanno parlato il curatore del volume, Cesare Sartori, e il professor Rodolfo Zucco dell’università di Udine (ricercatore di linguistica italiana, ha tra l’altro curato per Mondadori l’edizione delle opere poetiche complete di Giovanni Giudici e Giovanni Raboni).  Ha introdotto l’incontro e fatto gli onori di casa il direttore della Joppi, Romano Vecchiet.

geologia di silenzi è un piccolo ‘miracolo’ editoriale perché frutto di un felice incontro tra, da un lato, l’entusiasmo e l’ammirazione dell’editore Flavio Ermini, e, dall’altro, la gratitudine e la riconoscenza, rimaste intatte in alcuni casi anche dopo più di 60 anni, di ex allievi verso il loro indimenticabile maestro. Sparsi per il mondo e di generazioni diverse, sono stati 38 gli ex allievi di Menon che su invito di Sartori hanno accettato di sottoscrivere una quota per coprire le spese di pubblicazione. A loro, sorprendentemente, si sono aggiunti altri che Menon non hanno avuto come insegnante e che non hanno neppure conosciuto personalmente ma soltanto attraverso le sue poesie: un piccolo editore di Rovigo, gli organizzatori di «Postaje Topolovo-Stazione Topolò» e perfino il ginecologo che ha fatto nascere il terzo figlio del curatore… I nomi di tutti i sottoscrittori, con la data dell’anno in cui hanno superato l’esame di maturità, sono riportati in una Tabula memorialis posta all’inizio del volume.

                    Tra i sottoscrittori troviamo  Antonio Carlini, emerito di filologia classica alla Normale di Pisa e Accademico dei Lincei;  Anna Buonaiuto, attrice; Rienzo Pellegrini, già ordinario di lingua e letteratura friulana e di filologia romanza nell’università di Trieste; Itala Vivan, già ordinario di letteratura inglese e di studi culturali e postcoloniali in varie università italiane nonché visiting professor alla Columbia University di New York (sue sono le principali traduzioni in italiano di scrittori nordafricani di lingua inglese); Giovanni Tavoschi, lo storico libraio udinese di «Tarantola»; Lucio Strumendo, già presidente della Provincia di Venezia; Marco Munaro, piccolo editore indipendente (edizioni «Il ponte del sale»); Giandomenico Picco (figlio del farmacista di Enemonzo, vive a Stamford, nel Connecticut), già braccio destro del segretario generale dell’Onu Perez de Cuellar, è stato protagonista in prima persona della liberazione di decine di ostaggi – lui stesso fu preso in ostaggio in Afghanistan – durante le varie crisi mediorientali; Giacomo Rizzolatti, scopritore dei neuroni-specchio; Francesco Schiavi, già primario di neurochirurgia all’ospedale civile di Udine, uno dei pionieri delle operazioni chirurgiche sul cervello; Claudio Toldo, uno dei fondatori e dirigenti storici del Movimento Friuli…

geologia di silenzi riunisce in un unico volume tre raccolte di poesie di Gian Giacomo Menon: • geologia di silenzi che riproduce – emendata da refusi, da una forma grafica non gradita dall’autore e con il titolo che lui avrebbe desiderato – quella edita da Campanotto nel 1998 (I binari del gallo); • meno di un giorno già comparsa in G.G. Menon, Qui per me ora blu, KappaVu, Udine 2013, pp. 129-134 (con te mia piccola terra…); • 243 componimenti del periodo 1988-1998 completamente inediti (a parte trenta poesie risalenti al 1988 uscite sulla rivista di ricerca letteraria “Anterem”, n. 95, dicembre 2017). Diverse per date di composizione e cifra stilistica, le tre raccolte hanno una caratteristica in comune: sono le uniche che l’autore aveva personalmente selezionato all’interno della sua sterminata produzione in vista di una pubblicazione. Pubblicazione che, vivo Menon, si è verificata soltanto in un caso.

Il libro di Menon è ospitato nella collana Itinera delle edizioni Anterem che ha già pubblicato scrittori del calibro di Giuliano Gramigna, Edoardo Sanguineti, Cosimo Ortesta, Giulia Niccolai, Nanni Cagnone, Alfredo Giuliani, Ginevra Bompiani, Antonio Prete, Michele Ranchetti, Sergio Givone, Franco Rella, Vincenzo Vitiello, Luigi Reitani…

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Trenta poesie di Menon sulla rivista «Anterem»

13 ottobre 2018

Dopo avere ospitato nel dicembre 2014 (n. 89) le Poesie per James Dashow, la rivista di ricerca letteraria «Anterem» di Verona, una delle più longeve e prestigiose nel panorama italiano, nel dicembre 2017 (n. 95) ha nuovamente accolto i versi del professore-poeta friulano pubblicando trenta inediti risalenti al 1988 con una finissima nota critica di Flavio Ermini che della rivista e delle omonime edizioni veronesi è stato il fondatore ed è il direttore.

Fondata nel 1976 da Ermini e Silvano Martini, «Anterem» è tra i periodici italiani che più profondamente e costantemente hanno indagato il rapporto tra parola poetica e pensiero e che si è adoperata per «strappare la filosofia dai manuali di storiografia e [restituirla] allo splendore del rapporto con il testo poetico e con i bisogni essenziali della vita autentica» rinnovando così «l’esperienza del linguaggio che era in atto all’aurora del pensiero greco, ovvero l’esperienza dell’essere umano in quanto vivente e, insieme, parlante, in quanto essere naturale e, insieme, logico».

I fondatori della rivista si richiamano a Hölderlin e a Sofocle, a Nietzsche, al duo Deleuze-Guattari e a Spinoza («La fantasia tanto è più robusta quanto è più debole il raziocinio»), ma «l’opera su cui esplicitamente fa presa il nome “Anterem”  è la Scienza nuova di Giambattista Vico, là dove si legge: “Il più sublime lavoro della poesia è alle cose insensate dare senso, ed è proprietà de’ fanciulli di prendere cose inanimate tra mani e, trastullandosi, favellarvi come se fussero, quelle, persone vive. Questa degnità filologico-filosofica ne appruova che gli uomini del mondo fanciullo, per natura, furono sublimi poeti».

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Un pulcinoelefante per Menon

13 ottobre 2018

Il 19 dicembre 2017 il mitico stampatore Alberto Casiraghy di Osnago (Lecco), con la collaborazione in fase di composizione e rilegatura di Cesare Sartori e Cristina Privitera, ha pubblicato un «pulcinoelefante» con alcuni versi di Gian Giacomo Menon e un disegno di Paolo Menon.

Ecco il testo ospitato nel libricino (come sempre di 8 pagine e in 33 copie):

«… / coltivatore di ansie, / uomo solo / vado con bagagli di vento, / speranze di infanzia, / i segni lasciati sul cuore / dalla tua mano»

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Nelle foto, al lavoro per stampare il «pulcinoelefante» di Gian Giacomo Menon.

Negli allegati articoli di Stefano Salis (Domenica – Sole 24 Ore del 4 settembre 2016) e di Andrea Kerbaker (Domenica – Il Sole 24 Ore del 3 settembre 2017) che raccontano la straordinaria storia di Casiraghy e dei suoi ormai leggendari libretti.

 

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Menon al Piccolo museo della poesia di Vicenza

13 ottobre 2018

Giovedì 7 dicembre 2017 Cesare Sartori ha presentato Gian Giacomo Menon e i suoi versi al Piccolo museo della poesia di Vicenza.

Il Piccolo Museo della Poesia «Incolmabili Fenditure», diretto da Massimo Silvotti, è stato realizzato a Piacenza per iniziativa dell’omonima associazione culturale. I soci fondatori hanno perseguito tenacemente il sogno di veder nascere il primo museo della poesia in Europa; infatti, se non si considerano le numerose Case della Poesia esistenti, la realtà piacentina rappresenta una prima esperienza pilota a livello continentale.

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Su Youtube il concerto-oratorio per Menon, Camino al Tagliamento 21 novembre 2015

8 dicembre 2015

Qui sotto alcune immagini del concerto-oratorio dedicato al poeta Gian Giacomo Menon avvenuto il 21 novembre 2015 a Camino al Tagliamento (Udine) nell’ambito della ottava edizione del festival musicale «Contro Corrente» diretto dal maestro Riccardo Vaglini.

Il video del concerto-oratorio si può ascoltare e vedere su Youtube al link: 

Altri 3 minuti e 16”, rimasti esclusi dal filmato di cui sopra, si possono vedere e ascoltare, sempre su Youtube, al seguente indirizzo: 

 

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Omaggio in musica a Menon al festival «Contro Corrente»

30 ottobre 2015

Locandina Contro Corrente 2015

Festival «Contro Corrente» (8ª edizione)

direzione artistica Riccardo Vaglini – Francesco Zorzini

 Camino al Tagliamento (Udine)

20-22 novembre 2015: 

sabato 21 novembre ore 17-19

Auditorium Davide Liani ((via XI Febbraio 16, sopra la biblioteca comunale)  

 Via dal mondo: Gian Giacomo Menon poeta 

conferenza di Cesare Sartori 

 Gran vocìo per Gian Giacomo Menon 

concerto-reading con il Camino Kammerchor e l’Officina del Teatro alla Murata di Mestre. 

Versi di Gian Giacomo Menon musicati da Luisa Antoni, Maura Capuzzo, Marco Lenzi, Gianantonio Rossi, Sara Tozzato, Francesco Zorzini.

 Gran vocìo per Menon

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Info:   http://www.arspublica.it/wa_files/C15libretto.pdf

  



Altri musicisti per Menon

5 giugno 2015

Il compositore e performer Riccardo Vaglini sta conducendo, tra maggio e luglio 2015, a Camino al Tagliamento (Udine) una master class di composizione musicale che si articolerà in tre incontri tenuti dal docente e in tre seminari specifici: Scrittura corale contemporanea a cura del compositore Francesco Zorzini, Quale Lied per il XXI secolo a cura del soprano Francesca Scaini e Immagini di guerra nell’Apocalisse a cura del biblista Stefano Bindi.

Parte integrante del master sarà inoltre la partecipazione, dal 20 al 22 novembre 2015, al festival «Camino Contro Corrente», titolato quest’anno In guerra col mondo, dove verranno eseguiti i brani composti durante il master.

I migliori lavori verranno inoltre pubblicati da ArsPublica Edizioni (www.arspublica.it).

Agli allievi del master è stato proposto di esercitarsi anche sui versi di Gian Giacomo Menon. In particolare, Luisa Antoni ha deciso di dedicarsi a musicare le liriche in friulano del poeta di Medea.

Dopo Cecilia Seghizzi, Enrico de Angelis Valentini, Franco Dominutti, Piero Pezzè, Daniele Zanettovich, James Dashow, Aulon Naçi, Alessio Venier e Vittorio Vella, altri giovani, promettenti musicisti, affascinati dai versi di Menon, si stanno quindi cimentando con la sua poesia.

Riccardo Vaglini (Pisa, 1965), dopo aver studiato pianoforte a Pisa con Luisagrazia Caldi e contrappunto a Lucca con Gaetano Giani-Luporini, si è diplomato in composizione nel 1990 al Conservatorio di Milano con Giuseppe Giuliano, perfezionandosi in seguito con Giacomo Manzoni ai Laboratori di composizione di San Marino. Dal 1988 al 1994 ha frequentato i Ferienkurse für neue Musik di Darmstadt, ottenendo due borse di studio. Nel 1995 è stato compositore in residenza in MM&T di Milano. Dal 1993 insegna composizione in vari Conservatori italiani, dal 1999 stabilmente a Venezia. Dal 1994 al 2003 è stato direttore artistico di ArsenaleMusica di Pisa. Nel 1998 ha fondato, con Andrea Nicoli e Riccardo Dapelo, la casa editrice ArsPublica per la musica contemporanea. Ha tenuto varie conferenze e seminari per la New York University, la Toho Gakuen School e la fondazione JML di Tokyo, il Conservatorio di Palermo, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Strasburgo, l’Ateneo Veneto di Venezia. Dal 2008 tiene Master in composizione per Kairòs di Camino al Tagliamento (Udine) e dal 2009 per Agimus di Venezia. Nel 2009 ha fondato Collettivo Rituale, gruppo di ricerca per l’interpretazione del repertorio Fluxus. Nel 2012 è stato visiting professor per la Victoria University di Melbourne. La sua musica, pubblicata da EdiPan e ArsPublica e incisa per Wergo, FX, ArsPublica, TauKay, Pagano, L’arsenale e diffusa da WDR Colonia, ABC Sydney, Rai, KBS Seoul, NHK, SR Saarbrücken, Radio Clásica Madrid, Radio New Zealand, è seguita in numerosi festival in Europa, America, Australia, SudAfrica: Teatro alla Scala Milano, Akiyoshidai, Tokyo Opera City, Wien Modern, Ferienkurse Darmstadt, Lucero e La Péniche Opéra Parigi, Traiettorie Parma, Astra Melbourne, Gulbenkian Lisbona, Parco della Musica Roma etc. Ha ricevuto commissioni da Comune di Pisa (Civitas aquarum, The Haring’s Wake, Finimondo e Three Dances for One Player), Fondazione Teseco per l’Arte (Per Louis Nixon e Dislocare atti ai bordi del silenzio impreciso), Movimentoinarte Teatrodanza (Sibilla di spine), Università di Cosenza (Imrali), Tokyo Manufacture ensemble (How Mr. Mapplethorpe photographed some callas), Istituto Italiano di Cultura (IIC) di Salonicco (Sui rivolgimenti degli imperi), Strasburgo (Fragile) e Colonia (Serenade), Kunsthaus Langenberg (Orgia forzata), Compagnia VerdastroDella Monica (Autobiografia di una voce), Musicavoix Evreux (Imagine), ContemporaneaMente Lodi (Ciaccona del morimondo), Fondazione Musica per Roma (Due madri), Amici della Musica di Modena (Il racconto di Enrica Vitale, bambina ebrea), The Astra Choir Melbourne (Inventario).

Dopo 50 anni ‘rispuntano’ i dieci tropi di Enesidemo di Cnosso

17 aprile 2015

I 10 tropi di Enesidemo di Cnosso

Nella foto, i dieci tropi di Enesidemo di Cnosso – uno dei cavalli di battaglia di Gian Giacomo Menon (cfr. in questo sito web la testimonianza di Antonio Carlini, link «Testimonianze») – in un appunto preso in classe durante le lezioni da [Giaco]Mina Bearzi (anno scolastico 1964-1965) e da lei poi appiccicato tra le pp. 130 e 131 del Nuovo sommario di filosofia di E. Paolo Lamanna.

Mina lo ha ritrovato in questi giorni (aprile 2015)

Incontro a Udine in ricordo di Menon: galleria fotografica

27 marzo 2015

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Al tavolo dei relatori (seconda foto) si riconoscono (da sinistra): Cesare Sartori, Claudio Griggio, Pino Santoro, Giampaolo Borghello, Franco Bombi, Antonio Carlini.

 

Nelle foto sotto: la sala

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Gli ex compagni di classe della III A (anno scolastico 1967-1968), insieme ai relatori, a pranzo al «Ristorantino» di Emiliano e Maria dopo la conclusione dell’incontro dedicato a Menon:

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Liceo Stellini e Università di Udine in ricordo di Menon

12 marzo 2015

Liceo classico Jacopo Stellini / Università degli studi di Udine - Dipartimento di studi umanistici - Corso di laurea magistrale interateneo in italianistica / Biblioteca civica Vincenzo Joppi di Udine      

 Mercoledì 25 marzo 2015 (ore 10.15)

alla Scuola superiore dell’università di Udine

Palazzo Garzolini-di Toppo Wassermann

(aula T4 – Auditorium)

via Gemona 92, UDINE

 

Ricordo di Gian Giacomo Menon (1910-2000)

Testimonianze e tavola rotonda

 

 Saluti di:  Pino Santoro (dirigente scolastico liceo classico Jacopo Stellini)

                  Gabriella Zanocco (dirigente scolastico liceo magistrale Caterina Percoto)

Moderatore: Giampaolo Borghello (università di Udine)

 Parteciperanno, tra gli altri: Antonio Carlini (accademico dei Lincei), Franco Bombi (università di Padova), Gianni Cimador (università di Trieste), Gabriella Burba (insegnante), Cesare Sartori (giornalista).

 

Menon al circolo «Tullio Crali» di Gorizia

9 gennaio 2015

  IL  CENTRO CULTURALE «TULLIO CRALI» (www.centroculturaletulliocrali.it)

in collaborazione con l’Università degli Studi di Udine – Centro Polifunzionale di Gorizia presenta il libro

GIAN GIACOMO MENON, «Il poeta nascosto – Una vita per la poesia (1910 – 2000)»

 a cura di Cesare SARTORI, giornalista professionista della «Nazione» di Firenze

presentazione di Rosaria De Vitis Piemonti

Lunedì 26 gennaio 2015 (ore 17)

Aula magna (pianoterra)

Università di Udine – Centro Polifunzionale di Gorizia

via Santa Chiara,1 – Gorizia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Menon sulla rivista «Anterem»

15 dicembre 2014

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 È in distribuzione il numero 89 di «Anterem» (dicembre 2014), rivista di ricerca letteraria fondata nel 1976 e diretta attualmente da Flavio Ermini. Il tema del fascicolo è: A dire il vero. Convengono al dialogo poeti e pensatori di rilievo internazionale, in un succedersi avvincente di poesie, prose poetiche, saggi letterari e filosofici.

Il numero 89 di «Anterem» (nelle foto) ospita (con una nota informativa di Cesare Sartori)  le 30 poesie-prose, risalenti al periodo 1977-1992, che Gian Giacomo Menon inviò allo statunitense James Dashow, marito della nipote Annasilvia nonché pioniere della computer music in Italia e uno dei fondatori del leggendario Centro di sonologia computazionale dell’università di Padova.

Flavio Ermini ha scritto a Cesare Sartori: «Grazie per averci fatto scoprire questo grande poeta. Torneremo tra qualche numero ad occuparci di lui!».

È un numero importante della rivista, come si può rilevare al link:
http://www.anteremedizioni.it/numero_89_dicembre_2014 
dove la direzione propone ai lettori alcune preziose anticipazioni poetiche.

Per abbonamenti e richieste: http://www.anteremedizioni.it/rivista_abbonamenti_e_richieste

Per ulteriori informazioni, si può scrivere a: direzione@anteremedizioni.it

 

Menon ospite di «Radio Onde Furlane»

20 novembre 2014

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Radio Onde Furlane

Redazione fm 90.0 Mhz

sabato 6 dicembre 2014, ore 10

presentazione del libro e cd «Qui per me ora blu» (edizioni KappaVu, Udine, 2013) di Gian Giacomo Menon, poeta di riferimento della VI edizione del Festival «Acque di acqua», collegato alla manifestazione «Cormònslibri 2014» 

a cura di Cesare Sartori con la partecipazione di Renzo Furlano, direttore artistico di «Cormònslibri»

conduce Pauli Cantarut

Tra il 1970 e il 2012 dieci musicisti di generazioni e storie stilistiche diverse hanno scritto spartiti ispirandosi ai versi di Gian Giacomo Menon: Piero Pezzè, Tarcisio Todero, Franco Dominutti, Daniele Zanettovich, Enrico De Angelis Valentini, Cecilia Seghizzi, James Dashow, Aulon Naçi, Alessio Venier e Vittorio Vella. Davvero non male per uno come Menon che aveva scelto di vivere appartato dal mondo e del quale, fino al 1998, era nota al pubblico soltanto una ventina di poesie!
Registrato tra gennaio e aprile 2013 – nei Black Mirror/Delta Studios di Udine su un pianoforte Fazioli gran coda F278, voce soprano Sonia Visentin, pianoforte Aldo Orvieto, voce recitante Cesare Sartori – il cd allegato al libro GIAN GIACOMO MENON, Qui per me ora blu – Una vita per la poesia 1910-2000, edizioni KappaVu (Udine) ripropone le musiche di otto di questi compositori.
Il maestro Daniele Spini di Firenze ha firmato l’introduzione critica al disco.

 

A Rai Radio3 si è parlato di Menon

10 novembre 2014

Lunedì 10 novembre 2014 si è parlato di Gian Giacomo Menon a Fahrenheit, lo storico programma radiofonico pomeridiano (dal lunedì al venerdì, ore 15-18) che va in onda sulle frequenze di Rai Radio3 dal settembre 1999. 

Cesare Sartori, curatore dei due libri di e su Menon pubblicati nel 2013 (Aragno e KappaVu editori), ha risposto alle domande di Loredana Lipperini.

Ideata da Marino Sinibaldi e curato da Susanna Tartaro, la trasmissione si autodefinisce «un pomeriggio di libri e di idee». Il nome della trasmissione è ispirato Fahrenheit 451, il celebre romanzo di Ray Bradbury.

 

Menon sulla «Voce Isontina»

3 novembre 2014

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«La Voce Isontina», del 4 ottobre 2014, p. 16 (settimanale di informazione della Diocesi di Gorizia)

 

Menon sulla «Panarie»

3 novembre 2014

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«La Panarie», Udine, giugno 2014, n. 181, a. XLVII, pp. 19-24 (da 90 anni trimestrale friulano di cultura)

 

A Topolò, questa dolce sera…

9 agosto 2014

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Serafino Loszach – Topolò 1921. Disegno

 

 

di Chiara Catapano

Quando infine, doppiata l’ultima curva in mezzo a questo verde-ossigeno confine tra Friuli a Slovenia, Michele Obit mi annuncia: «Ecco Chiara, ti presento Topolò!», comprendo. Comprendo l’attesa doppia: mia, di scoprire, e quella di Michele di intessere lo stupore, esserne un po’ artefice-complice, mi immagino, ogni volta che accompagna per la prima volta qualcuno nel paese di Topolò.

È a Michele che devo l’incontro: Michele Obit, giornalista e scrittore, amico oso dire dopo un pallido incontro d’una sera; ma una sera di Topolò. Comprendo che non è esagerato quel dire che si fa intorno a questo luogo, Topolò è così, Topolò è colà… Che Topolò è proprio questo ombelico d’ombra nello spirito d’ognuno, a saper ascoltare dentro il suo silenzio, nel diradare lungo delle ore nel crepuscolo, fiato di poeti e artisti, cui qui, come si fa con la natura, è dato ascolto. Topolò non è semplicemente bella: è un groppo infantile di lacrime nella gola chiusa del tempo, è l’infanzia dura e fragile dell’uomo. Grazie per avermi portata a Topolò, gli direi; ma taccio, come lui a lungo tace lungo la strada. Si fa così, penso, arrivati alle soglie di un luogo che pare aver scelto la poesia, e non piuttosto essere stato scelto dagli uomini per rappresentarla.
Topolò è un saliscendi, un’altalena di viotti stretti tra il verde e il grigio della pietra: porte aperte, mani alzate in segno di saluto. Proprio all’ingresso del paese, imboccata la prima erta, sulla destra sotto di noi, Michele mi indica la casa degli artisti: donazione di una anziana del posto perché chi viene da lontano a condividere versi, musica o segni, abbia un riferimento, una casa dove essere ospitato. E qui, continua Michele, ogni ottobre prende vita il progetto «Koderjana» (il cui nome rimanda a quello del ruscello che scorre sotto il paese): un artista rimane in solitudine per una settimana, assieme alla trentina di abitanti del paese; nel periodo che gli è dato, ispirato dal posto, produrrà la sua opera su Topolò. Incontro di vera conoscenza, mistica amicizia tra paesaggi ed essenze, spirituale e molto umano, come dovrebbero essere tutti gli incontri che durano. Michele mi regala una copia di un libro scritto proprio in una di queste occasioni dalla poetessa slovena Barbara Korum (Čečíca, turbata d’amore, il titolo) che sto leggendo con la cedevolezza di chi si vuol sentir parte, per averlo vissuto di persona, di quanto viene narrato. Passiamo oltre.
Al chiosco, prima della lettura da La graziosa vita, il libro-omaggio a Giovanni Boine scritto sotto l’eteronimo di Rina Rètis, mi viene incontro Francesco Tomada: me l’aveva detto che ce l’avrebbe messa tutta per esserci, così finalmente ci abbracciamo, benedetti dal luogo, in un abbraccio poetico che sottintende una umanità sana, agguerrita anche. Francesco, scoprirò durante la cena al chiosco, è un bravo insegnante, amato dai suoi allievi; non potrebbe essere diversamente, lo si comprende a prima vista che esserci come insegnante equivale ad esserci come uomo. Sono della compagnia mia cugina Manuela, musicista, che rivedo dopo molto tempo e che trascino – penso – in una ben strana avventura, nuova per me non meno che per lei; e poi ci sono Cesare Sartori e Cristina Privitera, sua moglie. Che sono lì, salutano Michele e ci invitano a bere qualcosa con loro. Chiacchiere, tante, e belle. Cristina, capo servizio della Nazione di Pistoia, ci narra le difficoltà della gavetta al giornale per una donna, negli anni che furono. E salta fuori non si sa come che Cesare ed io – uomo gaio, Cesare, e posato, dall’occhio tra il vigile e il curioso – abbiamo molte conoscenze in comune; udinese di nascita e toscano d’adozione (è stato giornalista della «Nazione» di Firenze per molti anni), ha curato una splendida raccolta di versi del poeta di Medea, Gian Giacomo Menon; meglio, è stato suo studente al liceo Stellini di Udine, e può parlarne nella doppia veste di studioso e allievo-amico, se per amicizia ritorniamo al felice concetto di rapporto tra essere umano e arte, che qui a Topolò germina incontri.
Cesare mi consegna una copia dei due libri di Menon che ha curato per Aragno e per KappaVu, aggiungendo che “li sa in buone mani”, e la precisazione mi muove a commozione. Comprendo qualcosa d’altro, dentro il paesaggio, che tira le fila di diversi destini: una compenetrazione di destini, attraverso il sottilissimo filo dell’arte, bellezza meno estetica e più nascosta, radice stessa del luogo. Menon, poeta che deve essere letto da chi la poesia la vuol conoscere nel suo aspetto intimo; laico ma estremamente spirituale di un uomo che ha scovato nel verso la sua forma di preghiera. Poesia-intimità antica, in cui son coinvolti più sensi; la poesia che è, nel ’900, storia comune; in cui riconoscersi mentre i linguaggi tutti sfumano nella contemporaneità, perdendo spessore.

La lettura è stata un bel momento, ma più del leggere i miei versi avrei voluto conversare ancora, conoscere più a fondo queste persone, care, che son venute a sentirmi. Accade e accadrà, altrove, spezzato l’incantesimo del luglio di Topolò. L’innesto avviato ci regalerà frutti nella stagione a venire, mentre saluto e ringrazio, d’esserne stata parte.

 chiara catapano

 

 

Si fa sera.
Da un versante
sorge la luna
come un bianco pane.

L’aria tremola
cucita da ricami.
L’ombra del bosco
giunge alla casa.

Lá due tacciono
in due lingue.
Sole-parola!
Il tuo scudo dorato!

Tacciono a voce alta.

(Barbara Korun, trad. Michele Obit)

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da:

http://www.olandesevolante.com/PROPAGANDA_TRANSMODERNO_71/Chiara_Catapano__Al_Festival_di_Topolo__questa_dolce_sera_2345/

A Trieste dialogo a 4 voci su Menon

8 giugno 2014

Martedì 10 giugno (ore 17.30, ingresso libero) nell’Antico Caffè San Marco di Trieste (via Battisti 18) Elvio Guagnini, professore emerito dell’università di Trieste, coordinerà un dialogo a quattro voci sul poeta friulano Gian Giacomo Menon con la partecipazione di 

Cesare SartoriRienzo PellegriniRomano Vecchiet e Gianni Cimador

L’incontro è inserito nel programma di iniziative del Circolo triestino della cultura e delle arti.

Sartori è il curatore dei due libri di (e su) Menon pubblicati nel 2013 da Aragno di Torino e KappaVu di Udine; Pellegrini, ordinario dell’università giuliana, ha firmato il primo saggio critico, serio e approfondito, sul poeta; Vecchiet è il direttore della biblioteca civica Joppi di Udine dove è stato istituito un fondo documentario con le migliaia di manoscritti e dattiloscritti lasciati da Menon alla sua morte; Cimador è lo studioso che ha ordinato e catalogato il Fondo Menon alla Joppi.

Nuove foto di Menon

4 aprile 2014

Gruppo Docenti San Daniele (zoom)San Daniele - Gruppo Docenti  (zoom)     

Corpo Docenti Anni Cinquanta (zoom) menon con Gianni Picco in classefotoALTRAN-229fotoALTRAN-228

Dall’alto in senso orario:

- gruppo di insegnanti del liceo classico Stellini di Udine in gita scolastica a San Daniele del Friuli nei primi anni ’50 del ’900: da sin. si riconoscono: Bruno Barattini con il cappotto sul braccio, Gian Giacomo Menon con il cappotto aperto, il preside Attilio Bonetto al centro del gruppo, Silvia Crichiutti;

- sempre a San Daniele: si riconoscono Barattini, Menon al centro fra due colleghe e Silvia Crichiutti con accanto Bonetto

- Menon alla cattedra circondato da alcuni suoi allievi della III A (1966-’67): da sx Giandomenico Picco, Angela Sirignano e Anna Maria Missarino

- Menon nel 1929 con i compagni del liceo classico Dante Alighieri di Gorizia (probabilmente è il primo a sx, sdraiato tra le gambe di un suo compagno di classe)

- Menon (probabilmente il terzo da sinistra in terza fila con il collo della camicia bianca aperto) durante una gita scolastica ad Aquileia nell’anno della maturità classica (1929)

- il corpo insegnante dello Stellini (primi anni ’50) con Menon che spunta dietro l’imponente sagoma del preside Bonetto

 

A Gorizia si parla di Menon…

17 marzo 2014

Newsletter della Biblioteca statale isontina 

NewsLetter della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia

 Marzo 2014 -  n. 2 

 

Il calendario comprende le iniziative a cura della Biblioteca Statale Isontina o in collaborazione con altre istituzioni o associazioni, nella sede della Galleria d’arte “Mario Di Iorio” e in altre sedi.

Marco Menato – direttore

Margherita Reguitti - comunicazione - ufficio stampa

 

Giovedì 20 – ore 17

Fondazione Carigo

via Carducci, 2

«Gian Giacomo Menon (Medea 1910 – Udine 2000) Una vita per la poesia»

Riflessioni e ricordi di Rienzo Pellegrini e Cesare SartoriLetture di Mariolina De Feo.

 

Menon poeta di riferimento a «Cormònslibri 2014»

22 febbraio 2014

menon a cormònslibriDa maggio a settembre l’associazione «Culturaglobale» di Cormòns, nel contesto del Festival del libro e dell’informazione «Cormònslibri 2014», proporrà la VI edizione del Festival itinerante internazionale di poesia&musica «Acque di acqua», che quest’anno –  dopo Celso Macor, Elio Bartolini, Luciano Morandini, Tito Maniacco, Amedeo Giacomini – avrà come poeta di riferimento Gian Giacomo Menon di Medea.
Saranno quattro mesi tutti dedicati alla poesia e musica con un programma che proporrà in diverse località di cinque nazioni (Slovenia, Croazia, Repubblica Ceca, Austria e Italia) oltre 100 tra poeti, musicisti, cantanti e artisti italiani, sloveni, cechi, brasiliani, argentini, bosniaci, polacchi, ucraini, austriaci e molti altri. Sarà un susseguirsi di letture, rappresentazioni teatrali, mostre d’arte, performance musicali in un fluire di immagini, parole, suoni e incontri. Per disegnare una geografia intensa e di valenza artistica, culturale e sociale, per condividere e far conoscere la poesia attraverso la collaborazione con amministrazioni locali e le realtà associative, per un maggior radicamento nel territorio che permetta un migliore scambio di esperienze e conoscenze. Poesia come momento di condivisione e come luogo di libertà. Una poesia dei luoghi: dal bosco alla piazza, dal teatro all’osteria, dalla scuola al fiume, ovunque con la carovana dei versi, attenta ai suoni e alle parlate locali. Come a ogni edizioni si stamperanno tre pubblicazioni per altrettanti poeti inediti. Gli appuntamenti in programma si terranno a: Cormòns (Viarte), Radio Onde Furlane, Valli del Natisone (Resia/Prossenicco), Portogruaro, Croazia (Fiume), Topolò, Cormòns scuola, Vergnacco (simposio internazionale «Pietra»), Austria (Gmund), Gorizia (parco Basaglia), Gorizia (biblioteca), Palmanova, Pozzuolo, Trieste, San Daniele del Friuli.

Info su www.cormonslibri.it e www.festivalinternazionalepoesia.it

Menon sulla cronaca di Pistoia della «Nazione»

27 gennaio 2014

Così la cronaca pistoiese del quotidiano «La Nazione» venerdì 24 gennaio 2014 ha annunciato la presentazione del libro di Gian Giacomo Menon «Qui per me ora blu – Una vita per la poesia 1910-2000» (KappaVu, Udine 2013) in programma il giorno successivo nella libreria «Lo Spazio di via dell’Ospizio». 



Sabato 14 gennaio si parlerà di Menon a Pistoia

22 gennaio 2014

Sabato 25 gennaio, alle ore 18, nella libreria Lo Spazio di via dell’ospizio di Pistoia, il professor Marino Biondi dell’università di Firenze e il curatore del volume  Cesare Sartori presenteranno «Qui per me ora blu – Una vita per la poesia 1910-2000»

 (KappaVu edizioni, Udine 2013, pp. 240, euro 22), raccolta di poesie inedite di Gian Giacomo Menon.
Chi si prende cura dei poeti? Non di quelli conosciuti, amati, citati e che fanno riaffiorare le emozioni delle nostre vite, le sottolineano, innescano malinconie e alimentano rimpianti. Questi hanno tanti che ne curano il ricordo, indagano sulle loro esistenze, sui sentimenti, le relazioni, i deliri che ci hanno lasciato come segno del loro passaggio. Chi si cura di quelli scomparsi insieme alla fine della loro vita, inascoltati e perduti nello scorrere degli anni?
Bisogna avere passione, tenacia, un po’ di testardaggine e caparbietà, essere convinti che si sta affrontando un’opera impossibile, ma che val la pensa di tentare, oltre a qualche dote investigativa, per riuscire a far riemergere dal nulla, dalla frantumazione dei ricordi, chi era già stato cancellato dal tempo. Può capitare così, quasi per caso, che uno di questi poeti evanescenti per l’inconsistenza dei loro segni tra di noi, torni far sentire la sua voce.
Gian Giacomo Menon (Gorizia 1910 – Udine 2000) sarebbe rimasto un nome destinato tra poco all’oblio, un uomo piccoletto, bruttino e bizzarro, un professore di storia e filosofia che non poteva lasciare indifferenti, più spesso detestato che amato, per la sua stravaganza, la ruvidezza e l’anticonformismo che volutamente ostentava. Scriveva poesie, da sempre, in modo compulsivo se non ossessivo, ma lo sapevano in pochi. Aveva pubblicato pochissimo: aspirava a vedere i suoi versi raccolti, magari sotto il nome di un editore di prestigio, ma ha atteso invano che qualcuno glielo chiedesse.
Menon era piuttosto, per tanti suoi studenti del liceo classico Stellini di Udine – gente che non era ancora diciottenne subito prima o subito dopo il Sessantotto – un insegnante di quelli che lasciano tracce, segni, impronte, anche ferite nelle coscienze. Gli sono passate per le mani almeno due generazioni di studenti friulani. 
Un carisma il suo intessuto anche di provocazioni e di bizzarrie, sintomo della voglia di stupire, di colpire l’attenzione dei suoi allievi. Insomma un indimenticabile, insopportabile, adorabile insegnante.
A prendersi cura della riemersione della sua figura e delle sue parole è stato un suo ex studente, forse più degli altri, o forse soltanto il più consapevole di dovergli restituire qualcosa, Cesare Sartori. Una volontà, la sua, di soffiare via la patina di polvere da quel milione di versi – fatto di per sé straordinario – scritti, corretti, ripresi e lasciati da Menon in decenni di febbrile lavoro. L’opera dell’insegnante che riemerge a poco a poco grazie al lavoro quotidiano dell’ex studente, anche questo ai limiti dell’ossessione, quasi un filo che lega i due. Una storia che diventa doppia, oggi e ieri, chi parla e chi ascolta, chi lascia segni e chi li ritrova.
Dal passato riemergono tracce.
Dopo la raccolta uscita per Aragno nel 2013 («Poesie inedite 1968-1969»), è stato realizzato «Qui per me ora blu – Una vita per la poesia 1910-2000», per il quale la coppia Menon-Sartori è riuscita anche a smuovere il mondo accademico: un docente dell’università di Trieste ha scritto il primo saggio critico sull’opera poetica del professore. Ma la sorpresa è… in musica: spuntano gli spartiti che dieci musicisti hanno composto ispirandosi alle liriche di Menon: ricuperati, riarrangiati, registrati e ora disponibili per l’ascolto in un cd allegato al libro di KappaVu.

A volte può succedere l’imprevisto: che ci sia qualcuno che si prende cura dei poeti dimenticati. 

Info: Lo Spazio di via dell’ospizio – Libreria galleria d’arte sala da tè / Via dell’Ospizio 26/28 – 51100 Pistoia / lo-spazio@libero.it /www.lospaziodiviadellospizio.sitiwebs.com

 

Menon su Poetarumsilva.com

18 gennaio 2014

Sul sito http://poetarumsilva.com, al link: http://poetarumsilva.com/2014/01/17/gian-giacomo-menon-quindi-per-me-ora-blu-di-michele-obit, il poeta, traduttore e giornalista Michele Obit ha postato un suo commento al libro di Gian Giacomo Menon, «Qui per me ora blu – Una vita per la poesia (1910-2000)», edito recentemente da KappaVu di Udine. 

Michele Obit è nato nel 1966 a Ludwigsburg (Germania), vive e lavora a Cividale del Friuli (Udine). Ha curato e tradotto, nel 1998, l’antologia «Nuova poesia slovena» per l’Editoriale stampa triestina. Nel 1999 ha tradotto in italiano le poesie per l’infanzia di Srecko Kosovel «Il ragazzino e il sole».  Nel 1999 ha inoltre co-fondato il laboratorio sulla traduzione poetica «Linguaggi di-versi / Razlicni jeziki». All’interno della manifestazione Stazione Topolò-Postaja Topolove, che si tiene ogni anno nel delizioso borgo friulano al confine italo-sloveno, cura gli incontri letterari di «Voci dalla sala d’aspetto-Glasovi iz cakalnice». Ha pubblicato «Notte delle radici» (1988, Vattori) e «Per certi versi» (1995, Kellerman Editore, Vittorio Veneto), «Epifania del profondo-Epiphanje der Tiefe» (Austria, 2001), «Leta na oknu» (2001), «Mardeisargassi» (2004), «Quiebra-Canto» (Colombia, 2004), «Le parole nascono già sporche» (2010), «Marginalia-Marginalije» (Lubiana, 2010). Obit ha anche tradotto i più importanti poeti sloveni delle giovani generazioni nonché scrittori come Miha Mazzini, Aleš Šteger e Boris Pahor.

Il «Menon» avvistato (e fotografato) a Medellin

11 gennaio 2014

Durante le recenti festività natalizie il libro di Gian Giacomo Menon «Qui per me ora blu – Una vita per la poesia (1910-2000)», edito dall’editore KappaVu di Udine, è stato notato e fotografato su un tavolino di un noto bar di Medellin (Colombia), il Juan Valdez Cafè.  È noto che Medellin, seconda città del Paese sudamericano per numero di abitanti,  è la base operativa del  «cartello» omonimo che gestisce gran parte del il narcotraffico mondiale. Meno noto, ma sicuramente più confacente alla presenza del libro di Menon, è il fatto che la città colombiana  ospita da 23 anni (normalmente in luglio) un importante «Festival Internacional de Poesía» nel corso del quale decine e decine poeti provenienti da tutto il mondo leggono al pubblico i propri versi in parchi, teatri e quartieri popolari. La manifestazione, il cui obiettivo è lottare per la pace attraverso l’arte poetica, ha ottenuto nel 2006 il premio Nobel alternativo. Non può quindi stupire la presenza di Menon a Medellin: le vie della poesia sono davvero infinite.menon a medellin

Menon sulla rivista on line “Erodoto108″

24 dicembre 2013

“Prendersi cura dei poeti” di Cristina Privitera è il titolo dell’ampio articolo che la rivista on line “Erodoto108″ dedica a Gian Giacomo Menon nel suo ultimo numero appena messo in rete (http://www.erodoto108.com/numero-5).

Si parla di Menon alla Rai

17 dicembre 2013

Giovedì 19 dicembre 2013, alle ore 15.15 circa, sintonizzandosi sulle frequenze della Rai del Friuli-Venezia Giulia, nel corso del programma «Ué o fevelin di…», sarà possibile ascoltare un’intervista di David Zaniratti con Cesare Sartori, curatore di due libri di e sul poeta Gian Giacomo Menon pubblicati quest’anno dall’editore Nino Aragno di Torino e dalle edizioni KappaVu di Udine. L’intervista potrà essere ascoltata anche fuori regione collegandosi (ma soltanto nell’orario previsto), via computer, al sito www.fvg.rai.it e cliccando sul sito della rubrica condotta da Zaniratti.

Menon ricordato a Medea

9 dicembre 2013

Venerdì 13 dicembre 2013, fieste di sante Lùzzie, il poeta Gian Giacomo Menon verrà ricordato nel suo paese natale, Medea (Gorizia). Alle 18.30, infatti, grazie al personale interessamento del sindaco Alberto Bergamin, è in programma nel centro civico «Aldo Gallas» in corso Friuli la presentazione del recentissimo libro di Menon, Qui per me ora blu – Una vita per la poesia (1910-200), edito da KappaVu di Udine.

Udine, il 6 dicembre in Sala Ajace il nuovo libro di Menon

26 novembre 2013

Venerdì 6 dicembre 2013 (ore 18) nella Sala Ajace del palazzo comunale di Udine (piazza della Libertà) presentazione del nuovo libro di Gian Giacomo Menon, Qui per me ora blu – Una vita per la poesia 1910-2000, pp. 240, euro 22, edizioni KappaVu, Udine. 

Qui per me ora blu

28 ottobre 2013

Dopo il volumetto Poesie inedite 1968-1969, Torino, Aragno editore, aprile 2013, pp. 156, euro 12, sta per essere pubblicato un nuovo libro di e su Menon per i tipi di KappaVu edizioni di Udine (G. G. MENON, Qui per me ora blu – Una vita per la poesia 1910-2000, pp. 230, euro 22, a cura di Cesare Sartori) contenente una esauriente biografia del poeta, una selezione delle sue riflessioni esistenziali, poetiche e filosofiche, un’ampia sezione antologica (dai versi giovanili di ispirazione futurista agli ultimi esiti fortemente sperimentali), un’interessante intervista inedita, il primo saggio critico sull’opera poetica di Menon scritto dal professor Rienzo Pellegrini dell’università di Trieste, un cd musicale (dal 1971 al 2012 ben 10 musicisti hanno composto partiture ispirandosi ai suoi versi), un saggio di critica musicale del maestro Daniele Spini di Firenze, un suggestivo album fotografico.

Dal 2011, per iniziativa di ex allievi di Menon, è in corso di realizzazione un progetto culturale ed editoriale con l’obiettivo di sottrarre all’oblio la sua figura e vicenda esistenziale e di far conoscere e valorizzare la sua sterminata, imponente opera poetica (per lo più inedita). Grazie alla donazione da parte della moglie di Menon, Silvia Sanvilli, delle carte del poeta ritrovate nella sua abitazione dopo la morte, nella primavera del 2012 è stato costituito nella biblioteca civica Vincenzo Joppi di Udine un apposito Fondo documentario (liberamente aperto alla consultazione e allo studio e recentemente riordinato e catalogato dal dottor Gianni Cimador) dedicato al poeta-professore.

Sempre nel 2012, per iniziativa e con il contributo finanziario dei nipoti di Menon e di alcuni suoi ex allievi del liceo Stellini, è stata istituita e assegnata una generosa borsa di studio post lauream dedicata proprio alla schedatura delle carte del Fondo Menon.

Poesie inedite (1968-1969) – Presentazione a Pistoia

7 giugno 2013

Venerdi 7 giugno alle ore 18,00, presso Lo Spazio di via dell’ospizioCesare Sartori e Giacomo Trinci presentano il volume di Gian Giacomo Menon, Poesie inedite 1968-1969(Aragno, 2013, euro 12,00).
 
Poesie inedite è un canzoniere d’amore dimenticato e ritrovato, non per caso, dopo oltre 40 anni; versi di enigmatico splendore scritti da uno dei  “migliori fabbri”, pazzamente innamorato della “vita incandescente delle parole”.
La raccolta è composta da due gruppi di poesie, selezionati tra le migliaia di inediti che Menon ha lasciato. Scritti a distanza di poco più di un anno l’uno dall’altro, li accomuna il fatto di condividere il motivo ispiratore e il destinatario.
Il primo gruppo, più consistente,  è un canzoniere d’amore costituito da 103 poesie composte tra sabato 27 luglio e domenica 18 agosto 1968. Il poeta le inviò dattiloscritte alla destinataria, accludendo nella grande busta rossa utilizzata per la spedizione anche 5 lettere coeve manoscritte che ci consegnano il Menon meno conosciuto e più segreto rivelandoci il suo lato in ombra: più che messaggi, infatti, somigliano a pagine di un diario personale dove l’autore si espone mettendo a nudo le proprie inquietudini, debolezze e ossessioni interiori, ma proclamando in tal modo tutta intera (e da qui la decisione di pubblicarle) la sua ferita, contraddittoria e sconfitta umanità, quella stessa che ce lo rende fratello. Il secondo gruppo è costituito da sole 7 poesie composte tra il 2 e il 13 ottobre 1969 e inviate alla stessa destinataria delle 103 precedenti.
Potrebbe diventare il caso letterario dell’anno.
 
Gian Giacomo Menon (Medea 1910 – Udine 2000) nell’infanzia ha respirato un’aria contadina e cristiana. Dopo le lauree in giurisprudenza e filosofia a Bologna, dal 1939 al 1968 ha insegnato storia e filosofia nel liceo classico “Stellini” di Udine dove è stato un indimenticabile “costruttore di ponti” culturali. Ha scritto oltre centomila poesie, più di un milione di versi, ma non ha pubblicato niente o quasi. Individualista, solipsista, pragmatico, strenuo sostenitore della isostenia dei logoi, indicava così i suoi “segnali di vita”: casualità, nudità, paura. Conversatore brillante e frequentatore di salotti e circoli culturali, dal 1957 Menon abbandona ogni forma di vita mondana per una “decisione di assenza” che perseguirà con determinazione trascorrendo oltre metà della vita ‘nascosto’ in casa “a consumare un’amara invenzione”, evitando di lasciare tracce di sé e ogni contatto pubblico escluso l’insegnamento. Per lui la poesia fu “ferita e farmaco insieme”, baluardo e sollievo dal mondo; eppure, alla fine, scacco e impotenza. Tra il 1971 e il 2012 dieci compositori hanno scritto musiche ispirandosi ai suoi versi.
 
non l’azzardo dei giorni
il sole nei pioppi
galline nere di piuma
e l’ora bruciata nei nidi
il sotterfugio degli anditi
le scale precipitate
i capelli a sfiorare le dita
ogni parola rubata
giocarti nel nascere
e dopo più grande nei lini
oggi soltanto memoria
campo di vetri stirati

Presentato il fondo del professore-poeta Menon

13 giugno 2012

Una raccolta che comprende un considerevole numero di poesie edite e inedite del leggendario insegnante udinese

 

Grazie a una donazione della signora Silvia Sanvilli Menon la biblioteca comunale si arricchisce di un fondo dedicato all’attività poetica di uno tra i più affermati docenti e intellettuali udinesi

 

I suoi allievi dicono fosse impossibile restare indifferenti durante le sue lezioni. Era un personaggio controverso, scomodo, ingombrante, a volte perfino insopportabile nei suoi istrionismi e nelle sue stranezze e bizzarrie. Ma era anche uno di quegli insegnanti che lasciano segni duraturi, che incidono in profondità e a lungo nelle coscienze. Un maestro nel senso più autentico del termine, un anticipatore e un costruttore di ponti tra culture, discipline, mondi diversi. Tutto questo era Gian Giacomo Menon (Medea 1910 – Udine 2000), leggendario professore di storia e filosofia del liceo classico “Jacopo Stellini”, dove insegnò ininterrottamente per 30 anni.

Grazie a una donazione della signora Silvia Sanvilli Menon, vedova dello storico insegnante, la memoria letteraria di Menon non sarà dispersa e andrà a impreziosire il patrimonio culturale della biblioteca civica “V. Joppi”, che si arricchisce di un fondo ricco di materiale letterario, una testimonianza dell’intensa attività poetica di uno tra i più affermati docenti e intellettuali udinesi del Novecento. La raccolta, composta da 25 faldoni, comprende un numero notevole di poesie edite ed inedite, scritte soprattutto nell’arco conclusivo della sua vita di scrittore e poeta. Legato al movimento del Futurismo italiano, Menon pubblicò sue opere fin dal 1930 anche assieme al pittore Tullio Crali, mentre la sua poesia più recente, caratterizzata da una notevole libertà espressiva, risente dello sperimentalismo letterario degli anni Sessanta. “Con questa iniziativa onoriamo un protagonista della vita culturale cittadina – commenta l’assessore alla Cultura Luigi Reitani –, una figura leggendaria per il segno che ha lasciato. Una biblioteca vive per tutelare e rendere fruibile il proprio patrimonio culturale e l’acquisizione dei fondi in questo senso è fondamentale”.

L’iniziativa, illustrata oggi 13 giugno alla presenza dell’assessore Reitani, del direttore della biblioteca Joppi Romano Vecchiet e dell’ex allievo di Menon Cesare Sartori, porterà alla raccolta del materiale in un apposito fondo documentario consultabile presso la biblioteca civica. “Dopo la recente donazione del fondo Tito Maniacco – sottolinea Vecchiet – il 2012 prosegue con un altro sorprendente omaggio di carte letterarie, quelle del poeta friulano Gian Giacomo Menon, che tanti ricordi ha lasciato tra una schiera numerosissima di suoi allievi “stelliniani”. In questo modo la biblioteca “Joppi” si arricchisce di ulteriori inediti che saranno studiati nei prossimi anni, anche grazie a una borsa di studio che vorrà favorire i giovani professionisti laureati in conservazione dei beni culturali”. Parallelamente, infatti, i nipoti del leggendario insegnante, insieme a un gruppo di suoi ex allievi, hanno finanziato una borsa di studio post lauream di 2.639 euro destinata al riordino e alla catalogazione del fondo Menon. Potranno concorrere all’assegnazione della borsa tutti coloro che sono in possesso di laurea di secondo livello (o vecchio ordinamento) in Lettere o in Conservazione dei beni culturali (conseguita con il massimo dei voti 110/110) o di diploma biennale in Paleografia e Archivistica.

La donazione e la borsa di studio rappresentano la conclusione della prima tappa di un più organico e vasto progetto finalizzato alla conoscenza e alla valorizzazione della figura e dell’opera di Menon, che prevede nei prossimi mesi anche la pubblicazione di due libri: uno di poesie inedite e l’altro biografico, per i quali sono già in fase avanzata i necessari contatti editoriali. “L’idea di far conoscere e valorizzare l’opera di Menon – ha spiegato Sartori davanti a una platea di ex studenti, amici e parenti dello storico insegnante dello Stellini – è nata durante una cena di ritrovo tra ex allievi dell’ottobre 2011. Da lì abbiamo iniziato a cercare e raccogliere il materiale, scoprendo un notevole e diversificato patrimonio letterario. Abbiamo calcolato che nella sua vita Menon abbia scritto circa 10 mila versi”.

In questo contesto i promotori rivolgono un appello a tutti coloro che possiedono manoscritti, dattiloscritti, fotografie o altri documenti di o su Menon affinché li donino, anche in copia, all’apposito fondo appena costituito nella biblioteca “Joppi”. La borsa di studio è stata finanziata dai nipoti di Menon (Giorgio, Franco e Annasilvia Bombi, Francesco Sanvilli) e dagli ex allievi GiulianoAbate, Gabriella Burba, Francesca Castellani, Annamaria Pazienza Gavardi, Cesare Sartori e Anna Storti.



Il fondo Menon alla Biblioteca Civica Vincenzo Joppi di Udine

13 giugno 2012

Conferenza Stampa 13/06/12

 

Il Fondo Menon conservato nella sezione manoscritti della biblioteca civica Vincenzo Joppi di Udine, è composto da 35 unità archivistiche: la maggior parte di esse è formata da carte sciolte in prevalenza manoscritte, ma anche dattiloscritte, con poesie quasi sempre numerate in sequenza e appunti sparsi, concernenti questioni di poetica o situazioni personali. Ad eccezione di qualche fascicolo, anche le carte, raccolte per lo più entro cartoncini di contenimento di colore beige o rivestimenti plastificati arabescati o a motivi vegetali o entro contenitori di cartone, sono numerate in serie interne che vanno spesso da 1 a 100 e poi riprendono lo stesso intervallo o intervalli più brevi, conferendo così, insieme alla numerazione delle poesie, una significativa organicità a ogni singola unità: non sarebbe altrimenti semplice ricostruire la continuità delle carte, dal momento che la scrittura di Gian Giacomo Menon rielabora in modo particolare e personale i segni grafici che sono tuttavia quasi sempre riconoscibili una volta identificati e che adottano un doppio trattino alla fine di ogni poesia.

Nel caso di varie unità, le poesie dattiloscritte sono trascrizioni di  quelle manoscritte e presentano ulteriori correzioni autografe. In gran parte le carte derivano da fogli riciclati di provenienza molto eterogenea, vergati il più delle volte sia sul lato recto libero sia sul lato verso negli spazi disponibili: si tratta di circolari scolastiche, materiali didattici, fogli contabili, fotocopie, disegni, volantini pubblicitari, cartoncini derivati da confezioni di calze da donna o da altri prodotti, oltre a fogli bianchi o a righe e quadretti. Si ha l’impressione perciò di una sorta di grafomania e pulsione alla scrittura che investe qualsiasi supporto cartaceo che sia a immediata disposizione dell’autore, come dimostrano anche le datazioni ravvicinate: alcune carte sono di grande suggestione, con una poesia su un lato e un disegno infantile sull’altro; a volte la scrittura si sovrappone e si interseca, come nei fogli contabili e in alcune circolari scolastiche, ai dati preesistenti.

Oltre alla carte sciolte, all’interno del Fondo troviamo materiali di altro tipo: interessanti sono in particolare due agende (Agenda 1998 e Agenda 1999) e un quaderno manoscritto senza datazioni, titolato al suo interno Filosofia, che contengono appunti per le lezioni, riflessioni su concetti filosofici ed esercizi linguistici su radici etimologiche, giochi verbali che richiamano quelli di molte poesie. Una scatola con placca dorata (dove è inserito anche il quaderno titolato Filosofia) raccoglie fotocopie dipoesie giovanili pubblicate nel periodo goriziano, della recensione di Domenico Cerroni Cadoresi sulla rivista dell’Università Popolare di Udine (marzo 1999) e della presentazione di Carlo Sgorlon e Maria Carminati a I binari del gallo (edizioni Campanotto, Udine, 1998), di due racconti di Maria Carminati, dei certificati di servizio dei primi anni di insegnamento, e inoltre inviti e avvisi di manifestazioni culturali dedicate a Menon e Pezzé (Ricordando Pezzè, Liriche d’autori regionali su testi di Gian Giacomo Menon) e fotocopie di materiali critici sulla collaborazione (appendici dalla tesi di Daniela Terranova Poesia e serialità in Piero Pezzé. Edizione critica e analisi delle composizioni dodecafoniche per coro e per voce e strumenti, I poeti di Piero Pezzè , tratto dal numero 1 di «Ce fastu?» del 2003), la pagina de «Il Gazzettino» di domenica 6 dicembre 1998 con due articoli su Menon (Il logos e la metafora di Luciano Morandini e Filosofo del nulla e poeta assoluto. Il sigillo fortissimo di una ispirazione solitaria senza padri né figli di Carlo Sgorlon). Ci sono poi 66 fotografie della famiglia Menon corredate da didascalie, tre cd contenenti le composizioni musicali di Pezzé e James Dashow (Sul filo dei tramonti), fotocopie di materiali provenienti dal Fondo Crali del MART di Rovereto relativi alla prima fase futurista di Menon e alla sue attività e frequentazioni (tra i quali l’articolo Come diventammo futuristi, pubblicato in «Razzi futuristi» e  firmato da «Dinamite», con una foto di Menon nello studio goriziano tra 1930 – 1931, e le prime poesie conosciute di Menon, comparse sul numero 11 di «Squille Isontine» (1929, direttore Sofronio Pocarini), ovvero San Donato in monte, La vergine del castello, Viaggio, composte in uno stile ancora classicista e attardato, distante dall’influenza futurista.

Nella stessa scatola, oltre a lettere e biglietti con messaggi di cordoglio per la morte di Menon, sono presenti due fascicoli, di 112 e 8 carte dattiloscritte (con correzioni autografe), con le poesie del 1968 e del 1969, ora pubblicate in Gian Giacomo Menon, Poesie inedite 1968-1969, a cura di Cesare Sartori e Giacomo Trinci, Torino, Nino Aragno editore, 2013: si tratta di 110 poesie e costituiscono le composizioni più remote per datazione del Fondo che comprende, in una cartella a parte, anche il numero della «Fiera Letteraria» di giovedì 18 agosto 1966 (anno XLI, n. 32), dove, alle pagine 6 e 7, sono pubblicate 17 poesie di Menon, ovvero  Scambiati zodiaci, Terra antica, Una scala per i pozzi lunari, Si dedica, Pomeriggi di infanzia, Questa radice di parola, Non chiedere il cedro, Nero volo dell’anatra, Non  inganni la chiave, Peso di olive notturne, Averti come i lunghi odori della terra, Fede respirata nel ventre, Restituirti la strada in disarmo, Vengo con zufoli, L’infanzia ripercorre, Essere legati e legarsi, Dare le mani al gioco delle lune.

In un’altra cartella, insieme a materiali donati da Cesare Sartori e Franco Bombi, si trovano  5 lettere di Menon a destinatario anonimo («C. S.») dell’agosto 1968 (ora pubblicate nel volume delle Poesie inedite 1968-1969, cit.), 4 fogli autografi, 8 fogli con spartiti della Piccola cantata di Menon (1971), 70 fotografie di Menon e di familiari realizzate tra 1906 e 1959, un cd con la dicitura Menon trascrizione inediti, una plaquette di 19 poesie trascritte a mano intitolata Meno di un giorno(Unicopia edizioni, Udine, 1994), datata 1 gennaio 1994 (il cd citato contiene la trascrizione, compiuta da Cesare Sartori, di tutte le poesie dattiloscritte, di numerose composizioni manoscritte nonché di centinaia di Appunti a margine dello sconforto, autografi e manoscritti, riguardanti questioni di poetica o la situazione esistenziale del poeta; tutto materiale riferibile al periodo 1990-1998 e contenuto in 25 pacchi, collazionati e datati dall’autore e ritrovati nella sua abitazione all’inizio del 2012).

Le 13.716 carte sciolte del Fondo Menon contengono 18.909 poesie: escludendo quelle del 1968 e 1969 e considerando il complesso di quelle in cui la datazione è indicata, il periodo di composizione va, in modo discontinuo, dal 1988 al 1999. Le singole poesie sono raramente datate, mentre l’indicazione degli estremi di un’unità compare generalmente, in forma più o meno esauriente e con la specificazione del numero della prima e ultima poesia, nell’etichetta apposta sull’involucro di rivestimento oppure è vergata sul cartoncino di contenimento anteriore o sul fianco del cartolare. I nuclei più cospicui di poesie, caratterizzati anche da una distribuzione omogenea nel corso dell’anno, riguardano il 1997 (5.183 poesie, in 9 unità), il 1998 (4.136 poesie, in 6 unità) e il 1990 (2.495 poesie, in 4 unità). Poesie del 1997 e 1998 sono presenti anche in due degli otto fascicoli di carte sciolte conferiti al Fondo da Maria Carminati, nei quali a composizioni del 1999 (gennaio-maggio) si affiancano gruppi più limitati del 1988, 1990, 1993, 1997, 1998 (con numerazioni non consecutive).

Riflessioni e appunti sparsi sono frequenti nelle carte del 1997 e 1998 (in particolare le unità contrassegnate con gli estremi «16 ottobre-31 ottobre 1997», «1997 / 4.686-5.188 / 31 ottobre-31 dicembre», «1998 II – anno I», «1998 II ½ anno III») e nelle carte che erano in possesso di Maria Carminati, dove compaiono, tra l’altro, commenti alle poesie e osservazioni significative come quelle segnalate fra parentesi quadra con l’indicazione «La mia poetica» o «Idee per una poetica» (Fascicolo V, carta n. 1 della II serie interna), come le note di poetica dell’ «Intervista mancata» (Fascicolo IV, carte n. 99 e n. 100 della I serie interna) e le considerazioni filosofiche sul pessimismo (Fascicolo IV, carta n. 72 della I serie interna) e sulla distruzione continua operata dal tempo (Fascicolo III, carta n. 85 della I serie interna, appunto del 27 febbraio 1999).

Nel caso di due unità costituite da poesie dattiloscritte, non è possibile stabilire una datazione certa: di particolare rilievo sono le 514 poesie del fascicolo donato da Annasilvia Bombi, numerate da 729 a 1.277 (con interruzioni) e ispirate da temi come il richiamo dell’infanzia, la consolazione sempre irrisolta dell’amore, la precarietà della parola e della memoria.

Per quanto riguarda le carte sciolte all’interno delle unità archivistiche (che non hanno subito variazioni rispetto alla situazione di consegna), il numero oscilla fra un minimo di 74 e un massimo di 745 elementi. La dimensione della maggior parte delle carte corrisponde alla metà di un foglio di formato A4, attestandosi intorno ai 148 x 210 mm.

Gianni Cimador

Gian Giacomo Menon, il professore-poeta che conosceva il segreto di far volare le parole

12 giugno 2012

Tutte le carte del poeta Gian Giacomo Menon (Medea 1910 – Udine 2000), leggendario professore di storia e filosofia del liceo classico “Jacopo Stellini” dove insegnò ininterrottamente per 30 anni, sono state donate dalla moglie Silvia Sanvilli alla biblioteca comunale “Vincenzo Joppi” che le raccoglierà in un apposito fondo documentario. Contemporaneamente i nipoti di Menon, insieme a un gruppo di suoi ex allievi, hanno finanziato una borsa di studio post lauream di 2.639 euro destinata al riordino e alla catalogazione del fondo Menon.

L’annuncio è stato dato ieri in una conferenza stampa, convocata alla “Joppi”, dal direttore della biblioteca Romano Vecchiet.

La donazione e la borsa di studio rappresentano la conclusione della prima tappa di un più organico e vasto progetto finalizzato alla conoscenza e alla valorizzazione della figura e dell’opera di Menon che prevede nei prossimi mesi anche la pubblicazione di due libri: uno di poesie inedite e l’altro biografico, per i quali sono già in fase avanzata i necessari contatti editoriali. In questo contesto i promotori rivolgono un appello a tutti coloro che possiedono manoscritti, dattiloscritti, fotografie o altri documenti di o su Menon affinché li donino (anche in copia) all’apposito fondo appena costituito nella biblioteca “Joppi”.

Famigliari ed ex allievi con le loro iniziative vogliono sottrarlo all’oblio, all’evanescenza dei ricordi personali e delle testimonianze orali e consegnarlo, come merita, alla storia.

La borsa di studio è stata finanziata dai nipoti di Menon (Giorgio, Franco e Annasilvia Bombi, Francesco Sanvilli) e dagli ex allievi: Giuliano Abate, Gabriella Burba, Francesca Castellani, Annamaria Pazienza Gavardi, Cesare Sartori e Anna Storti.

Per Menon scrivere poesia era la ragione di vita, una necessità vitale come respirare. Fino quasi all’ultimo giorno della sua lunga esistenza, la metà della quale vissuta in modo ostinatamente e volutamente appartato, non ha fatto altro che scrivere “foglio dopo foglio per una decisione di assenza consumata in un’amara invenzione”. Innamorato pazzamente della vita incandescente delle parole, Menon ha evitato con grande determinazione di lasciare tracce pubbliche di sé, ma ha pur tuttavia lasciato migliaia e migliaia di versi di ermetico splendore dei quali però, finora, è stata pubblicata soltanto una parte infinitesimale.

Come poeta è stato tra i “migliori fabbri” della parola, un eccellente artigiano del logos, un orafo sopraffino del linguaggio, un prestidigitatore del lessico. Come ha scritto Giacomo Trinci, quella di Menon è “un’intelligenza poetica fervida e crudele, sventata e necessaria; nelle sue poesie si canta la croce della Carne, l’estremo strazio di un reale doloroso e vitale, eccitato e insieme desideroso di spegnimento”.

Personaggio controverso, scomodo, ingombrante, a volte perfino insopportabile nei suoi istrionismi, stranezze e bizzarrie, ma in ogni caso presenza ineludibile, Menon è stato uno di quegli insegnanti che lasciano segni duraturi, che incidono in profondità e a lungo nelle coscienze; un maestro nel senso più autentico del termine, un anticipatore e un costruttore di ponti tra culture, discipline, mondi diversi. Impossibile restare indifferenti durante le sue lezioni.

Gian Giacomo Menon nacque nel 1910 a Medea (Gorizia), allora territorio austriaco. Dal 1937 all’anno della morte (2000) ha vissuto e insegnato a Udine.
Pensiero individualista, solipsista, pragmatista, sostenitore della isostenia dei logoi, definiva così i suoi «segnali di vita»: casualità, nudità, paura.

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