Pioggia

E tu non guardi: oltre le vetrate
vedo l’autunno sciogliersi in lamenti
lunghi di pioggia [di lunga pioggia] e nel tremar dei venti
l’ultima eco della morta estate.

Tu non ascolti: queste desolate
musiche, ritmi di ore impallidenti,
non hanno nel tuo cuor nativi accenti,
come nel mio, di beltà malate.

E tu non parli: parlano soltanto
i rami nudi nella decadenza [nello smarrimento]
umida [umido] delle foglie: triste pianto.

Tu non sei più, ma io ti sento viva,
viva te sola, nella dissolvenza [nello sfacimento]
di questo mondo di ombre alla deriva.

Gian Giacomo Menon nacque nel 1910 a Medea (Gorizia), allora territorio austriaco. Dal 1937 all’anno della morte (2000) ha vissuto e insegnato a Udine.
Pensiero individualista, solipsista, pragmatista, sostenitore della isostenia dei logoi, definiva così i suoi «segnali di vita»: casualità, nudità, paura.

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