«S[chopenhauer] un filosofo, L[eopardi] un poeta, sono più o meno contemporanei, l’uno visse in ger[mania], l’altro in it[alia], non si conobbero (…), ambedue sono pessimisti, pessimismo significa è visione del mondo e della vita negativa, nel mondo e nella vita domina il male, il dolore ma S[schopenhauer] metafisico individua o crede di individuare la ragione di ciò, la matrice del male e del dolore nella stessa essenza radice della vita e dell’universo che è come afferma volontà cieca oscura irrazionale forza causa dei fatti e delle cose, L[eopardi] che è diciamo così un fisico si limita a constatare che la natura e l’uomo sono malvagi terremoti carestie omicidi la stessa morte, il pessimismo poggia sulla constatazione che la vita implica necessariamente la morte, poer vivere il vegetale distrugge il minerale, l’animale il vegetale o un altro animale»; «Superare lo scetticismo, scetticismo vuol dire ricerca, persuadersi, constatare che la ricerca è inutile» (agosto 1996). E a corredo di queste riflessioni ecco due poesie, la 369 e la 371 (in friulano): «la scheggia / l’uomo / la foglia / e aspettare / l’urlo del cane / la luna (probabile metafora per la figura femminile)» e «iò sarai il farc da tiere / il folc dal zil / sarai un colp di luz / un colp di scur / e muriran lis ladris / lis stelis / sarà (resterà) la piere e il nul». «Condizione dell’uomo per sopravvivere: acrobazie, prostituzione, mendicità» (15 agosto ’98)…